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Giovanna Termini
Dalla maestria e dedizione di tre generazioni di donne che hanno saputo tirar fuori dall’impasto il cibo più nobile, il forno Antichi Grani nasce nel 2005 a Castelvetrano, da Giovanna figlia d’arte nella panificazione, ma proiettata al futuro, non dimenticando il prezioso bagaglio culturale antico che l’ha portata fin qui.
Obiettivo del panificio Antichi Grani è l’utilizzo di queste varietà che non hanno subito trasformazione alcuna dall’uomo, rimanendo autentici ed originali.
Una vita tra le farine per raggiungere, dopo un percorso di studi fuori da ciò che sembrava già scritto, il sogno di una professione nobile all’insegna dell’ “arte bianca”, che permette di acquisire nozioni molitorie e di panificazione per la trasformazione degli alimenti a livello di gestione e controllo degli impianti e di controllo qualità.
L’azienda Termini però non si circoscrive soltanto alla preparazione del pane e di prodotti correlati, ma si allarga alla produzione di olio e olive e alla coltivazione dei grani stessi per salvaguardare il fine ultimo della proposta a Km0.
Il recupero delle tradizioni coadiuvati ai saperi del passato, diventano fondamentali per lo scopo dell’azienda, ovvero, preservare un futuro tendendo ad uno stile di vita sano, fatto di cose semplici.
I semi antichi, hanno un valore inestimabile, e portano sapori e fragranze essenziali per la biodiversità della cultura
Il nostro Staff è pronto ad aiutarti
Pane Nero di Castelvetrano
Il pane nero di Castelvetrano è un pane che abbraccia secoli di antiche tradizioni.
La sua realizzazione ha dei rituali precisi ed imprescindibili, dalle farine utilizzate ai metodi di cottura.
Il pane nero è composto da farine integrali ottenute tramite molitura a pietra. Quella di grano biondo siciliano e quella ricavata da una varietà di grano duro locale raro, la tumminìa, entrambe integrali e macinate in mulini a pietra naturale.
Le farine impastate rigorosamente con acqua, sale di Trapani e lievito naturale (detto lu criscenti) vanno incontro ad una lunga lievitazione dell’impasto, i pani vengono cotti a 300 °C in forni di pietra alimentati con le fronde di ulivo tagliate nella potatura che gli conferiscono profumi e odori in quanto il pane viene posto sopra la pietra del forno in cui c’èra poco prima il fuoco.
Quando il fuoco ha portato il forno a temperatura, si toglie la brace e si ripulisce accuratamente il forno con una scopa di palma nana prima di infornare il pane, che cuoce lentamente, senza fuoco diretto.
La cottura di questi pani su mattoni di pietra; li rende unici e ne caratterizza il profumo di tostato con note di mandorla e malto.
La sua forma spesso a pagnotta (vastedda) o “zampa di bue” (cuddura), del peso tradizionalmente di 1 kg e con un diametro di 20–30 cm ha uno spessore di 8–10 cm. La crosta, coperta di semi di sesamo, è dura e di colore scuro (caffè). L’interno è di colore giallo grano, con mollica morbida dal sapore dolce.
La storia del pane nero e le tradizioni legate alla sua realizzazione fanno di questo prodotto un simbolo di amore e legami che tengono unito un territorio.
Una vita tra le farine per raggiungere, dopo un percorso di studi fuori da ciò che sembrava già scritto, il sogno di una professione nobile all’insegna dell’ “arte bianca”, che permette di acquisire nozioni molitorie e di panificazione per la trasformazione degli alimenti a livello di gestione e controllo degli impianti e di controllo qualità.